I (MIEI) LIBRI PIÙ BELLI DEL 2023

Buon 2024! Ebbene sì, dopo molta latitanza (giusto quei tre anni volanti) sono tornata con un nuovo post. L’idea era di creare una TOP TEN dei 10 libri che ho apprezzato di più nell’anno appena passato… ma quando mi sono ritrovata a doverli mettere in ordine di “importanza” sono entrata in crisi e mi sono resa conto che non c’era modo di creare una classifica onesta, avrei inserito un mare di ex aequo. Così ho deciso di risolvere alla maniera dei dizionari: un bell’ordine alfabetico, dopodiché via con i commenti!

E ora bando alle ciance e iniziamo!

 

«I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere.»
Ernest Hemingway

 

 

ASPIRAPOLVERE DI STELLE, Stefania Bertola

In cima alla lista per quella “A” di aspirapolvere e anche il primo dei tre libri di Stefania Bertola presenti nella lista: mi ha deliziato poco prima di Natale con il suo trio di protagoniste – socie di una ditta di pulizia chiamata Le fate veloci, che avrebbe dovuto dare il nome al romanzo se solo non fosse uscito nello stesso periodo di Le fate ignoranti. Questo romanzo mi ha ricordato perché apprezzo tanto i romanzi di questa autrice, che sono una chiara prova di come chi etichetta la cosiddetta letteratura d’intrattenimento come qualcosa di poco valore può essere molte cose, ma non un amante delle buone storie.

Oltre a raccontare caratteri e abitudini sempre veri, reali, per quanto eternamente graziati da quell’alone di adorabilità e fascino sbarazzino tipici dei personaggi di S. Bertola, Aspirapolvere di stelle mi ha restituito ancora una volta quella Torino che tanto mi piace leggere nei suoi romanzi. Ho studiato a Torino per due anni, muovendomi sempre tra il suo (splendido) centro e la Scuola Holden, situata poco dopo Porta Palazzo, e adoro come le caratteristiche che regala a coloro che popolano le sue storie – umanità e realismo in primis, sui quali però sembra che qualcuno con le ali abbia lanciato una bella spolveratina di polvere di stelle, per l’appunto – si straslino anche sulla città di Torino stessa.

La cosa più bella è che ci sono stati precisi momenti, durante la mia permanenza in quella città, durante i quali effettivamente ho percepito un’atmosfera identica, o quasi, a quella che svolazza per le pagine dei romanzi della signora Bertola.

Non tutti i giorni, men meno che meno tutto il giorno, ma a volte sì. E non è poco.

 

IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO, Ottessa Moshfegh

Scoperto grazie a Ester Viola (che verrà citata a più riprese nel post, come vedrete tra poco), ho trovato questo libro a un mercatino dell’usato e me lo sono accaparrato subito! La preview disponibile su Amazon già mi aveva intrigato molto e leggendolo ho avuto la conferma di quanto fosse interessante.

Una ragazza ricca e orfana decide di passare un anno intero dormendo, ibernandosi per cercare di risolvere la stasi esistenziale in cui sente di essersi cacciata. Ci riesce grazie a psicofarmaci gentilmente prescritti da una psichiatra giusto un filo da radiazione immediata (per stessa ammissione della protagonista).

A colpirmi di più, in questo romanzo, sono state due cose: l’atmosfera immersiva e coinvolgente creata da Ottessa Moshfegh e il rapporto tra la protagonista  e la sua “migliora amica” Reva. Amo e trovo molto appassionanti le narrazioni che riguardano l’amicizia al femminile, tra ragazze e donne. Chi dice che non esiste non sa di cosa parla (e spesso lo fa comica supponenza e scarsissima conoscenza del mondo femminile) ma è certo che quello tra la protagonista e Reva sia un rapporto che tende allo spettro più “oscuro”. Una forma di affetto c’è, entrambe prendono qualcosa l’una dall’altra (ma non è forse così in ogni rapporto, se non in quelli talmente sbilanciati dove solo un individuo prende e l’altro dà?)… e avrei altre cose da dire, ma si finirebbe in spoiler più dettagliati di quello sottostante.

Diciamo solo che consiglio questo libro a chiunque come me apprezzi storie che gravitino intorno alla psicologia femminile vera, realistica (non quella che viene spacciata come tale da chi è interessato a vendervi qualcosa, che sia merce o idelogia, specifichiamolo). Insomma, se per esempio siete fan di Gillian Flynn, come me, date un’occhiata a questo libro. Fidatevi.

SPOILER GENERALE SUL FINALE:

Ho intuito quale fosse la fine di Reva dopo che accena al luogo in cui sarebbe dovuta andare a lavorare di lì a poco. Del resto, non poteva essere un caso che l’azione si svolgesse in quell‘anno e in quei mesi, si percepiva che il mostro nella stanza (lasciamo stare i poveri elefanti, in un caso del genere) prima o poi avrebbe acquistato un senso… e infatti.Quando è diventato ufficiale tramite la battuta di Reva sulla sua futura sede lavorativa, mi sono sentita gelare e allo stesso tempo ho pensato che arrivati a quel punto fosse una conclusione “ovvia” e – nella sua tragicità – altrettanto in linea con la narrazione portata avanti fino a quel momento.

 

L’AMICA GENIALE, Elena Ferrante

Finalmente l’ho letto, dopo che mi ha attesa per troppo tempo… ed è stato un viaggio meraviglioso. In questo libro (in realtà solo il primo della saga) c’è di tutto: la succitata amicizia al femminile (quella intensa che amo tanto veder sviscerata, con tutte le sue complicazioni, quell’amore platonico che può essere più intenso del sole estivo di Tokyo e Firenze messi insieme, i suoi momenti bui come la pece e tanto, tanto altro), una vita dura all’ombra di palazzoni decisamente poco idealizzati e capaci di sprigionare angoscia attraverso le pagine del libro, genitori e fidazati di ogni tipo e una vagonata di umanità più vera del vero.

 

LA VITA INTIMA, Niccolò Ammaniti

Il mio primo Ammaniti: un fuoco d’artificio, sia per la storia che per la prosa, che mi ha veramente catturato.

Sono pochi gli autori che nei proprio romanzi e racconti riescono a creare questo mix meraviglioso di realismo, ironia e al contempo umanissima realtà, con un ritmo che oltretutto ha pochissimi momenti di stanca per centinaia di pagine.

Tra l’altro, Ammaniti ha dimostrato anche un’altra capacità che negli scrittori ammiro molto: quella di entrare nella testa di un personaggio femminile per davvero. Da questo punto di vista credo nessuno batterà mai nella mia classifica di preferenza l’incredibile Thomas Harris con la sua memorabile Clarice Starling, ma Ammaniti da questo punto di vista è da applausi.

Che meraviglia.

Dopo ho recuperato anche Anna, che pur non essendo in questa lista ho apprezzato; proprio in questi giorni di gennaio, poi, ho terminato anche Il momento è delicato, che ho divorato in pochissimo proprio in virtù del fatto che apprezzo moltissimo lo stile di Ammaniti in sé per sé – e alcuni racconti devo dire che li ho apprezzati molto, infatti spero che nonostante le difficoltà che creano gli editori con le raccolte e di cui parla lui stesso nella prefazione, Ammaniti riesca in futuro a pubblicarne almeno un’altra.

 

QUALUNQUE COSA CHIAMIAMO AMORE, Guia Soncini

Seguo Guia Soncini da qualche tempo, dove con “da qualche tempo” significa “due, tre, quattro anni? Bo”. Tempo. Oltre a recuperare i suoi articoli quando mi sento pronta ad affrontare le follie del mondo odierno più da vicino, a volte entro in piena modalità Soncini (stavo per scrivere “Soncini mood”, poi mi sono immaginata cosa avrebbe detto la diretta interessata leggendo una cosa del genere e mi sono corretta da sola), finendo a scorrere la lista dei sui libri non ancora toccati per decidere quale è più adatto al mio umore. Questa volta è toccato a Qualunque cosa chiamiamo amore e che devo dirvi?

L’ho adorato.

Sarà che ho un debole anche per le storie che parlano di quel mondo fatto di gioie e dolori chiamato “audiovisivo” e delle follie che gli gravitano intorno, sarà che La Scena della Terrazza dlla Grande bellezza per me è Bellezza già di per sé (se conoscete altre storie dove pure la frase “stavo bevedo” diventa tale fatemelo sapere, dico davvero) e leggere un libro con un’apparente Stefania protagonista ma uscito dalle dita di Soncini è una goduria, sarà il finale, dove una giornalista assiste alla trattativa Stato-mafia (che non è quello che sembra, e allo stesso tempo lo è) e si mangia non le mani ma direttamente i gomiti perché non può scriverne e vorresti solo ridere, chiedendoti come fa certa gente a essere terribile e da applausi tutto insieme.

Sarà tutto questo, fatto sta che Qualunque cosa chiamiamo amore mi è piaciuto da matti.

 

RAGIONE E SENTIMENTO, Stefania Bertola

Negli ultimissimi anni ho letto otto romanzi di Stefania Bertola e questo si è rivelato il mio preferito (insieme un altro ex aequo, torniamo sempre lì). Il canovaccio non per niente è della signora Austen, e quando visualizzo nella mente anche solo i luoghi del cuore delle protagoniste, oltre che loro stesse, mi si stampa in volto un gran bel sorriso.

Contribuisce probabilmente il fatto che nel romanzo ci siano, sparsi qua e là, elementi fiabeschi… cosa per me è un punto debole. Fatto sta che consiglio per direttissima questo retelling di Ragione e sentimento a tutte le amanti dei libri di Jane Austen, dei bei personaggi femminili  e non solo, anche se qui si entra pue nell’ambito dei Maschi da Romance, categoria ancor più pericolosa quando sono talmente ben scritti da rendere quasi (quasi) ragionevole pensare che dai, tutto sommato potrebbero esistere davvero. No? Non penso sia un caso che uno dei più fulgidi rappresentanti di questa categoria sia un certo Fitzwilliam Darcy, che nessuno riesce a schiodare da menti e cuori di eserciti di donne, ragazze, ragazzine (io l’ho incontrato per la prima volta a 15 anni con le sembianze di  Macfadyen durante una lezione di inglese et voilà, condannata) dal 28 gennaio 1813.

Nel romanzo della signora Bertola non c’è Darcy, va bene, ma diversi personaggi maschili molto umani – quindi con pregi e difetti – e allo stesso tempo più adorabili e gradevoli che mai.

 

LA STREGA, Shirley Jackson

Un libro piccolo piccolo con tre brevi racconti della mia amatissima Shirley Jackson, che era per sua stessa, fiera ammissione, proprio questo: una strega. I suoi libri sono lì a dimostrarlo. Ogni volta che Adelphi sforna una nuova raccolta come questa, anche così piccina,  per me è una gioia. Non hanno fatto eccezione queste pagine in cui si parla proprio di streghe in modo favolosamente disturbante, visioni apocalittiche in bocca ad adolescenti che a quanto pare sono sempre simili a se stessi nonostante le epoche diverse e viaggi banalissimi che forse non lo sono proprio per niente, anzi.

L’inquietudine e il senso di silenziosa, posata ma agghiacciante magia che Jackson riusciva a cucire nei suoi racconti sono qualcosa di meraviglioso.

 

TOKYO VICE, Jake Adelstein

Quanto è probabile che la storia (anzi, le storie, perché nel libro sono presenti diversi casi e situazioni legate alla criminalità giapponese in cui il giornalista protagonista ha messo le mani) sia andata esattamente così? Poco.

Importa qualcosa, nell’economia del racconto e nella resa di certi passaggi? Direi di no.

Leggetelo se vi interessa l’argomento yakuza, la cronaca di un occidentale che ha lavorato come giornalista nel non proprio rilassante ambiente della stampa giapponese e se – come me e assai probabilmente Jake Adelstein – apprezzate molti dei cliché tipici dell’investigatore hard boiled (Wiki se volete fornisce una buona rinfrescatina al riguardo, per quanto senza fonti).

 

VENTO DA EST, Stefania Bertola

L’ultimo libro della signora Bertola. Delizioso: mi sono trattenuta dal divorare troppe pagine ogni volta che lo riprendevo così da farlo durare il più possibile, e già questo per me basta a inserirlo nella lista. Ho letto che l’autrice, se potesse, nella vita scriverebbe solo i suoi romanzi. Magari avesse modo di farlo! Non ne avrei mai abbastanza dei suoi personaggi e della sua Torino, davvero.

VOLTARE PAGINA, Ester Viola

Il “libretto azzurro”, come lo chiama l’autrice, l’ho spazzolato via in un batter d’occhio a gennaio 2023 e me lo sono riletto già due, tre volte, sia perché la prosa di Ester Viola causa leggera dipendenza e quando hai esaurito libri (L’amore è eterno finché dura e Gli spaiati), articoli, post della newsletter… be’, Voltare pagina è un ottimo piccolo porto a cui far ritorno per riassaporare le sue parole e convincerti che è proprio l’ora di leggere o rileggere questo o quel classico.

Il libro infatti racconta una serie di casi immaginari affrontati da amiche, clienti, conoscenti della voce narrante, che appare proprio come quella della stessa Ester, avvocato divorzista. Tutte e tutti hanno problemi di tipo romantico diversi tra loro e c’è sempre un libro speciale che può dar loro una mano, diventando una buona medicina per guarirli dai loro mali d’amore.

Aggiungo che mi sono finalmente messa a leggere L’amica geniale proprio grazie a Voltare pagina!

 

 

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Giulia Magagnini

Giulia Magagnini a febbraio 2018

Giulia. Sono una sceneggiatrice. Quando non lavoro potete trovarmi con il naso perennemente affondato in un libro e la testa (dura) tra le nuvole, vere e immaginarie. Sono toscana, dipendente dal mare e affetta da Mal di Giappone.
Adoro i luoghi capaci di trasformare l’immaginazione in realtà, gli aereoporti e i cibi speziati.

Sometimes in life, a strange genre suddenly gets into the mix. What genre was your day?
A romantic comedy? A strange, but beautiful fantasy? A sad melodrama?

(Goblin)

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